lunedì 31 agosto 2015

L'APPROCCIO FENOMENOLOGICO NEL CAMPO EDUCATIVO-DIDATTICO
A proposito del volume di Vincenzo Costa, Fenomenologia dell'educazione e della formazione, La Scuola Editrice 2015

Post in elaborazione 
LA TECNOLOGIA E' DESTINATA A PEGIORARE LA VITA DELL'UOMO?
Le riflessioni di M. Ferraris in Mobilitazione totale, Laterza 2015

In elaborazione.
LA SCOPERTA DEI NEURONI SPECCHIO

La scoperta dei neuroni specchio, da parte di Giacomo Rizzolatti e dei suoi collaboratori dell'Università di Parma, costituisce un risultato affascinante, che a mio parere può avere delle interessanti ricadute anche sul piano educativo-didattico.
Post in elaborazione.
LA SCIENZA SECONDO CARLO ROVELLI

Un altro studioso, in questo caso appartenente al campo scientifico, che mi sarebbe piaciuto ospitare e far parlare nel nostro Istituto è Carlo Rovelli, il cui ultimo libro intitolato Sette brevi lezioni di fisica, ed. Adelphi 2014, è da diversi mesi in vetta alla classifica dei libri più venduti in Italia.
In uno scritto in parte autobiografico, dal titolo Che cos’è il tempo? Che cos’è lo spazio Ed. Di Rienzo, racconta la sua esperienza di studente liceale a Verona nel periodo rovente a cavallo degli anni ‘60/’70, il suo desiderio di cambiamento del mondo e la scoperta della passione per la fisica teorica.
In esso descrive come, insieme ad un altro fisico Leo Smolin, è giunto a sostenere che lo spazio è costituito da loop (anelli). Si tratta di una teoria alternativa a quella delle stringhe, forse più famosa, ma , a suo parere, meno promettente rispetto alla prima.
Rovelli ricostruisce, in La realtà non è come ci appare, Cortina Ed., con un linguaggio chiaro e con un’esposizione accessibile anche a coloro che non hanno competenze specifiche nel campo della fisica, le principali scoperte scientifiche del ‘900, soffermandosi in particolare sulle teorie della relatività di Einstein e sulla teoria quantistica e sugli  sviluppi più recenti.
In forma più sintetica è ritornato sugli stessi argomenti nel libretto che ho citato all’inizio.
Pur non essendo io un esperto di fisica, sono libri che mi hanno entusiasmato e che consiglio vivamente di leggere.
Vorrei soffermarmi, infine, su alcune riflessioni relative alla scienza che C. Rovelli sviluppa in un altro suo bel libro (Che cos’è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro, Ed. Mondadori Università).
Rovelli mette in guardia gli scienziati dal cadere nel tranello delle “Teorie del Tutto”, poiché sconfinano in un campo che esula dalla scienza, e dal ritenere che le teorie scientifiche abbiano un carattere definitivo, come avveniva nell’Ottocento quando si riteneva che Newton avesse scoperto le leggi fondamentali della natura. Ad inizio Novecento le nuove teorie di Einstein e di Heisenberg hanno gettato scompiglio e le teorie stesse di Einstein e di Heisenberg potrebberoin futuro essere falsificate.
Le riflessioni che, da allora, sono state elaborate sulla natura della scienza (si pensi alle opere di Popper, Bachelard, Lakatos, Kuhn, Feyerabend…) hanno all’origine tale scompiglio.
Nonostante il carattere non definitivo delle conoscenze scientifiche, queste ci permettono di avere un’immagine del mondo, una comprensione di come funziona il mondo. Per quanto questa immagine sia migliorabile, dobbiamo tenere presente che essa è la migliore che abbiamo.
Rovelli, inoltre, mette in guardia da un relativismo radicale che porti a concludere che tutte le opinioni sono equivalenti, così come da un pensiero dell’assoluto, che porti ad assumere che i nostri criteri etici, estetici e di verità siano i migliori.


A proposito di scienza, segnalo il numero 5/2015 di Micromega, Almanacco della scienza, che contiene vari saggi di diversi studiosi, tra cui il primo è di C. Rovelli, in cui sottolinea che la certezza pratica prodotta dal sapere scientifico è rilevante; si tratta di un sapere affidabile, benché non assoluto e costantemente migliorabile.
LA SCIENZA OGGI SECONDO EDOARDO BONCINELLI

Mi è capitato più volte di vedere e sentire parlare Edoardo Boncinelli al festival della scienza di Bergamo, del cui Comitato scientifico è presidente. È uno dei più famosi genetisti italiani e un divulgatore scientifico di alto livello, autore di vari volumi dedicati a tanti aspetti connessi alla scienza e alla tecnica.
Mi soffermo sull’ultimo da lui scritto, da poco comparso in libreria, dal titolo I sette ingredienti della scienza, Indiana editore, 2015, che si legge in poche ore, ma con profitto.
L’autore, che fa uso di un linguaggio e di un’esposizione facilmente comprensibili, riflette su che cosa è da intendere oggi per scienza, dopo avere rilevato l’eccentricità (o se vogliamo l’inadeguatezza) della cultura italiana nei confronti della scienza rispetto alla valorizzazione compiuta dai tanti paesi esteri in cui gli capita di andare. Tende infatti a prevalere, soprattutto negli intellettuali umanisti che hanno rilievo nel panorama culturale italiano, una diffidenza - se non un’aperta critica - nei confronti della scienza e della tecnica, non solo per gli effetti negativi che pure da esse sono derivati (e derivano), ma anche per i limiti conoscitivi che esse avrebbero.
Individuando sette ingredienti fondamentali (il carattere collettivo e non più individuale della ricerca scientifica attuale; il progresso delle conoscenze in vari campi scientifici; l’attenzione verso i fenomeni o gli aspetti riproducibili, che si possono analizzare attraverso non solo l’osservazione ma anche esperimenti appositamente prodisposti; la descrizione rigorosa dei fenomeni, l’esposizione non ambigua, non contradditoria dei risultati ottenuti e la loro comunicazione in spazi pubblici, in particolare tramite internet; la coerenza logica e il carattere fallibile delle teorie; la capacità di prevedere fenomeni; la costruzione di macchine - tra cui ad esempio l’acceleratore di particelle - e strumenti - dal canocchiale al computer), l’autore mette in evidenza come la scienza mira a elaborare teorie che pretendono di valere solo in campi circoscritti; pertanto, è connaturata ad essa la modestia; essa si pone domande solo relative a come si manifestano i fenomeni e non pretende, invece, di fornire risposte a “perché” (Perché c’è il mondo? Perché ci sono io? Perché so che devo morire?...).
Non è vero che, con la scoperta della relatività e con la teoria quantistica, le conoscenze della fisica classica siano state smentite; esse, anzi, continuano a valere per tantissimi oggetti, aspetti della nostra vita quotidiana; semplicemente, nei sistemi che implicano grandissime velocità e nella dimensione dell’infinitamente piccolo, le teorie della fisica classica non funzionano e, pertanto, servono altre teorie, le quali quindi vengono ad arricchire e a completare il patrimonio scientifico, più che a smentirlo.
Inoltre il riconoscimento del carattere fallibile (sottolineato in particolare da Popper) delle conoscenze scientifiche non implica che esse siano destituite di valore, ma che possano essere col tempo migliorate o sostituite da altre più efficaci. Anzi, vi è un nucleo fondamentale di conoscenze che sono certe (validate da sperimenti ripetuti nel tempo e attuati da più ricercatori) e stabili, mentre  vi è una parte che è in uno stato di ebollizione. Rispetto a chi svaluta il valore conoscitivo della scienza, Boncinelli sottolinea come le nostre conoscenze sul mondo fisico, sul nostro corpo, sul cervello siano considerevoli e destinate ad aumentare.
Inoltre, grazie al suo carattere sperimentale, le applicazioni, i risultati pratici hanno portato benessere materiale, hanno migliorato le condizioni di vita delle persone.

Infine, l’atteggiamento scientifico - che richiede senso critico, disponibilità ad essere criticato e a criticare - è prezioso ai fini del buon funzionamento della democrazia.
L'ESEMPIO DI UNA PERSONA CHE NON SI E' ARRESA
(Antonio Scurati, Il tempo migliore della nostra vita, Ed. Bompiani 20015)

Un esempio di italiano (per la verità, almeno in parte, di origine russa) che ha saputo ribellarsi al fascismo, rinunciando alla carriera universitaria e lottando all'interno di Giustizia e libertà, subendo prima il confino e poi il carcere dove morirà, è Leone Ginzburg, figura di spicco della cultura italiana (cofondatore e animatore della casa editrice Einaudi) della prima metà del '900. Ginzburg è il protagonista principale del romanzo di Antonio Scurati, uscito quest'anno.
Post in elaborazione.


domenica 30 agosto 2015

IL RINNOVAMENTO SECONDO ROBERTA DE MONTICELLI

Mi sarebbe piaciuto che Roberta de Monticelli avesse potuto parlare, presso il nostro istituto, di uno dei suoi ultimi libri o, comunque, della sua visione della realtà.
Per la verità l’avevo invitata e, in un primo momento, mi aveva anche dato la disponibilità a venire da noi lo scorso marzo, sennonchè sopraggiunti impegni le hanno impedito di mantenere la promessa.
Peccato perché, nel panorama della filosofia italiana, la De Monticelli si distingue, a mio parere, per due motivi fondamentali: il primo è che propone un approccio filosofico di impronta fenomenologica di grande attualità che si differenzia da quello rappresentato dall’establishment  filosofico, che ha dominato in Italia da almeno un trentennio ed è tuttora molto influente, all’insegna del pensiero post-moderno, del relativismo culturale ed etico; il secondo motivo è che, come ho avuto occasione di constatare assistendo a vari suoi interventi pubblici (in particolare al festival di filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo), ha una carica umana, una capacità dialettica e di coinvolgimento notevoli che fanno percepire la filosofia non come pure esercizio intellettualistico, ma come strumento utile a leggere e interpretare la realtà e la vita quotidiana in modo intelligente e piacevole.
Sulla scia di E. Husserl  (filosofo, purtroppo, messo in ombra dall’influenza che via via ha esercitato il suo discepolo prediletto M. Heidegger), punta il dito contro il ragionare sofistico oggigiorno incarnato dai  vari filosofi postmoderni (uno dei bersagli è G. Vattimo, che ha scritto fra l'altro Addio alla verità), per i quali, come sosteneva Nietzsche, non vi sono fatti ma solo interpretazioni: il che significa che non esiste (e neppure ha senso ricercare) la “verità”, la quale sarebbe sarebbe solo opinione che varierebbe non solo da cultura a cultura, ma anche da soggetto a soggetto, da circostanza a circostanza. Non vi è quindi un criterio o un insieme di criteri in base ai quali potere appurare come stanno le cose. La De Monticelli non pensa naturalmente  ad una verità soprannaturale (“Verità”) quanto ad una corretta visione della realtà, dei fatti e dei comportamenti. 
Il suo affondo va oltre il post-moderno, colpisce in particolare M. Heidegger che, rinnegando la logica quale strumento di un argomentare razionalmente fondato (per chi volesse approfondire questo aspetto, rinvio al testo della De Monticelli, Esercizi di pensiero per apprendisti filosofi, Ed. Bollati Boringhieri), e, prescindendo da una concezione etica della vita (non vi è nel suo pensiero, una elaborazione di questo tipo; inoltre la sua adesione al nazismo mai rinnegata, il suo silenzio totale sulla Shoah e i suoi comportamenti personali risultano sconcertanti), ha contribuito in modo rilevante alla débâcle del pensiero contemporaneo, arenatosi nelle secche del relativismo radicale sia sul piano conoscitivo che su quello etico.
La De Monticelli propone un’attenzione verso le cose, per come esse ci appaiono nella nostra esperienza. I limiti dell’arbitrio soggettivo stanno infatti nelle cose stesse, che emergono con una loro struttura, una loro organizzazione intrinseca, una loro normatività che va colta e rispettata.
Così i valori (e i disvalori) esistono nelle cose, nelle persone, nei fatti; non sono principi astratti, ma vivono nella realtà: ad esempio, in un bel panorama (o viceversa in un paesaggio deturpato), in una buona azione (o viceversa in un comportamento riprovevole).
Di fronte alla decadenza civile, etica, al prevalere del “particulare” (vi sono pagine veramente incisive sul degrado nel nostro paese a livello politico, etico e civile, vivacemente descritti in tre libretti molto belli: La questione morale, La questione civile, Sull’idea del rinnovamento), si deve avere la forza di reagire, di mirare al rinnovamento.

L’uso corretto del linguaggio, l’argomentare logico volto alla ricostruzione della verità e la sensibilità verso i  valori costituiscono componenti essenziali per la realizzazione del rinnovamento auspicato. Diventa altresì indispensabile una costante tendenza a realizzare una vita pensata, dandosi una ragione di ciò a cui si pensa e per cui si agisce, riuscendo a sospendere e a rivedere i pregiudizi, gli schematismi assorbiti automaticamente dalla tradizione o dal contesto sociale.