mercoledì 20 febbraio 2013

Attraverso questo canale, come specificato nel sottotitolo programmatico, intendiamo dare spazio, oltre che alla creatività di studenti e docenti, anche a discussioni intorno ad argomenti culturalmente significativi. A tale proposito, iniziamo con un contributo del Prof. Angelo Baffelli, che trae spunto dalla presentazione, avvenuta recentemente nel nostro Istituto, di un libro dello storico camuno Mimmo Franzinelli dedicato a Mussolini nel periodo della repubblica di Salò.
Il tema del fascismo in generale si presta a varie considerazioni, sia sotto il profilo storiografico - su stimolo, fra l'altro, di alcuni studi usciti recentemente che offrono visioni diverse sulla nascita del fascismo ("E fu subito regime. Il fascismo e la marcia su Roma" di E. Gentile, ed. Laterza e "Storia delle origini del fascismo", ultimo volume di una corposa trilogia, di Roberto Vivarelli, ed. Il Mulino) -, sia sotto il profilo etico-civile, per le ripercussioni che il tema ha rispetto ai fondamenti valoriali della nostra Costituzione.
Invitiamo tutti ad esprimere commenti al contributo del Prof. Baffelli, a formulare domande e anche a fornire propri specifici contributi riguardanti non solo il periodo repubblichino, ma, più in generale, il fascismo (M.M.).


MUSSOLINI E IL FASCISMO

Qualche mese fa nell’aula magna del nostro Liceo il prof. Franzinelli ha presentato il suo ultimo lavoro: “Il prigioniero di Salò” (Mondadori, 2012), un testo sulla tragedia italiana del 1943-45 e sulle responsabilità di Mussolini nelle repressioni perpetrate dai fascisti durante il regime repubblichino. L’occasione è stata particolarmente ghiotta perché lungi dal pubblicizzare il suo libro il prof Franzinelli ha tenuto una magistrale lezione di storia sulla figura del duce, le astuzie della propaganda e l’intreccio che (ahimè) spesso lega la leadership politica alla meschinità psicologica. La competenza dell’analisi del fenomeno fascista da parte del nostro storico è documentata dagli altri lavori da lui dedicati al tema, tra i quali segnalo come molto utili “Squadristi” (Mondadori, 2004) e “Il duce proibito” (Mondadori, 2005). Il primo perché dedicato al periodo fondamentale che va dal 1919 al 1922, durante il quale l’astuzia e il trasformismo politico di Mussolini si espressero al massimo della loro efficacia: "Fece fessi tutti" fu la frase, niente affatto elegante ma volgarmente efficace, usata nel 1949 da Cesare Rossi, uno dei più stretti collaboratori di Benito Mussolini nei primi anni del fascismo, per descrivere l'abilità con la quale il giovane duce, alla vigilia della "marcia su Roma", mise nel sacco tutti i maggiorenti della classe dirigente liberale, che avrebbero potuto impedirgli di diventare il capo di un nuovo governo. Il secondo perché è una raccolta delle immagini fotografiche del duce che lui personalmente decise di scartare e quindi di non pubblicare dimostrando ancora una volta la cura maniacale dell’immagine e la stretta commistione tra narcisismo e potere politico che caratterizza tutte le leadership dittatoriali (vedi già Senofonte e Platone). Il Mussolini della Repubblica di Salò nell’ultima opera di Franzinelli è quindi prigioniero non tanto e solo dei tedeschi, ma anche della sua stessa immagine ormai sbiadita e recita una pantomima tragicamente fatale per tanti italiani che scelsero la resistenza ai nazisti. Troppo intelligente per non capire che la guerra era ormai perduta, in privato il duce confessava il suo pessimismo all’amante Petacci, mentre in pubblico esortava le camicie nere ad un’inutile, vendicativa repressione verso coloro che avevano “tradito” il fascismo. Salvo poi tradire lui stesso i suoi “presunti” ideali cercando una meschina fuga all’estero travestito da soldato tedesco: eccolo, l’uomo che predicava “Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi”… L’interesse delle opere di Franzinelli sta soprattutto nella capacità di cogliere l’aspetto umano della storia e per l’attenzione da lui sempre rivolta al fenomeno della comunicazione politica che tanto è centrale anche nella nostra decadente attualità. Il che non significa che manchi nella sua opera il riferimento alle analisi economiche del fenomeno fascista o alle letture “classiche” del movimento (De Felice, Gentile ecc.), ma accanto ad un approccio tradizionale il lavoro di Franzinelli è particolarmente interessante per le nuove generazioni che si avvicinano alla storia con una curiosità meno “scolastica”. Per questo, oltre che per la presenza e la disponibilità dello storico di Cedegolo, credo sia utile segnalare agli studenti di quinta che ricorrere alle risorse locali può significare anche far rifermento alle energie intellettuali della nostra Valle, soprattutto quando sono di levatura nazionale. Alla fine della lezione il prof Franzinelli ha anche spiegato cosa significhi fare storia oggi, permettendo agli studenti presenti di capire tutta la differenza che c’è tra leggere i testi scolastici e lavorare sul campo, aggiungendo riflessioni metodologiche che purtroppo non sempre emergono nello studio curricolare della disciplina.
Per chi fosse interessato ad altre letture, approfondimenti o discussioni di tematiche sul fenomeno fascista, questo blog può essere utile per contattarmi o confrontarsi (anche in vista di eventuali tesine)

sabato 16 febbraio 2013



Benvenuti nel blog del Liceo Camillo Golgi di Breno!



Invitiamo tutti - studenti, docenti... - a farci avere loro prodotti (racconti, poesie, disegni, saggi, ricerche...), che provvederemo a pubblicare.

Cominciamo con una novella scritta da una studentessa, Lorenza Putelli, della classe quinta A Liceo Scientifico, con la quale ha partecipato al concorso letterario nazionale "Modello Pirandello",  organizzato dal Kiwanis Club di Agrigento, collocandosi al terzo posto.
Il testo integrale si può leggere cliccando sul collegamento seguente:

https://www.dropbox.com/s/zn0rkfssqdsyzvo/IL%20PUPARO.docx


Di seguito viene riportata una breve presentazione della novella (M.M.).

Tante volte ognuno di noi si trova a fare qualcosa non per passione ma per dovere; ma questo qualcosa logora a tal punto che diviene indispensabile per chi lo vive, senza è come se gli mancasse l’aria. Tale concetto ben rispecchia la vicenda di Don Puparo, costretto a gestire il teatro di famiglia, marionettista e inconsapevole marionetta della società. Riavutosi da questo torpore, perché di vita non se ne poteva proprio parlare, decide di ribaltare la situazione e tra colpi di scena giungerà a rappresentare uno spettacolo composto da gente umana. Proprio quando sta per riappropriarsi della sua vita, la sua vera vita, sopraggiunge la fredda morte. Anche qui, come nell’intero brano Don Puparo è solo. Prima c’erano le sue marionette a tenergli un po’ di compagnia ora c’è Chicca, la ragazza di cui era innamorato, che in cuor suo lo ringrazia e lo reputa coraggioso perché ha provato a togliersi la maschera impostagli dalla società, maschera che a malincuore anche la donna è costretta a portare; lei però la terrà stretta e non la toglierà